
Coty potrebbe essere in vendita?
Se i rumor fossero confermati, inizierebbe una nuova era per il business del beauty
17 Giugno 2025
Potrebbe essere davvero la fine di un’era per uno dei nomi più leggendari dell’industria beauty. Stando un recente articolo di WWD, Coty Inc. sarebbe infatti alla ricerca di acquirenti, e starebbe valutando una cessione articolata in due fasi, secondo fonti anonime. Le trattative, come spiegato nel pezzo, sarebbero ancora in una fase preliminare, ma l’ipotesi sul tavolo prevede la vendita separata delle due principali divisioni del gruppo: quella Luxury, che comprende marchi come Gucci, Burberry, Jil Sander e Hugo Boss, e quella Consumer, in cui rientrano brand di largo consumo come Covergirl, Max Factor e Rimmel London. Interpellata da WWD, una portavoce di Coty non ha rilasciato commenti. Per quanto riguarda il segmento Luxury, in ogni caso, le fonti riferiscono che Coty sarebbe in trattativa con Interparfums, anche se si suppone che quest’ultima sia interessata solo ad alcuni marchi di profumeria, in particolare Burberry e Hugo Boss. Il lancio di Burberry Goddess nel 2023 è stato il più importante nella storia di Coty, mentre Hugo Boss si è affermato come la seconda linea maschile più venduta in Europa nella seconda metà dello stesso anno. Per questi motivi, un eventuale accordo potrebbe assumere la forma di una partnership strategica o di una fusione, piuttosto che di una classica acquisizione, come suggerisce una fonte sentita dalla pubblicazione. Un portavoce di Interparfums SA ha confermato l’interesse dichiarando: «In generale, siamo sempre inclini a valutare nuove opportunità quando si presentano». Sempre secondo WWD, Interparfums avrebbe già avanzato un’offerta per riottenere la licenza Burberry, che aveva detenuto fino alla fine del 2013.
Una situazione più complessa riguarda invece la licenza per le fragranze e i prodotti beauty di Gucci, considerata l’asset più prezioso della divisione Luxury dell’azienda. Tale licenza sembra destinata a tornare alla casa madre Kering, che sta investendo nel proprio polo beauty interno in attesa della scadenza della licenza originale che, dopo 50 anni, scadrà intorno al 2028. Anche l’amministratrice delegata di Coty, Sue Nabi, aveva lasciato intendere tale scadenza, dichiarando nel luglio 2023 che non ci sarebbero state trattative per il rinnovo di nessuna licenza «per almeno altri cinque anni». La possibile cessione della divisione Consumer appare più problematica dato che questi brand di massa, la cui performance commerciale è in calo del 9% nel trimestre conclusosi a marzo, non trovano acquirenti. Il problema è duplice: da un lato le tariffe USA spaventano gli acquirenti, specialmente asiatici, che non vogliono trovarsi “intrappolati” in un business destinato alla perdita se le tariffe dovessero aumentare o modificarsi; dall’altro questi brand affrontano la crescente competizione dei brand direct-to-consumer. Questa divisione delle due branche della mega-azienda è necessaria dato che non ci sono davvero aziende o gruppi capaci di comprarla in blocco (la sola capitalizzazione di mercato è di 4,13 miliardi di dollari) o di farlo senza violare diverse normative antitrust. Il problema di un’eventuale vendita è che tutti hanno gli occhi sulla redditizia divisione Luxury ma nessuno è interessato a quella di massa.
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Diverse circostanze hanno contribuito a far emergere l’ipotesi di una vendita. Il titolo Coty ha perso il 30,7% da inizio anno, mentre i suoi principali concorrenti si sono comportati in modo opposto: L’Oréal è salito del 9,9% e Estée Lauder ha limitato le perdite al 2,4%. Ci sono inoltre voci che Sue Nabi, attuale CEO, potrebbe andare via già quest’estate e la questione della licenza Gucci, la cui eventuale perdita costituirebbe un duro colpo, aggiunge ulteriore carne al fuoco – e non pochi grattacapi dato che chi acquisisce oggi non sa se perderà la lucrosa licenza fra tre anni. A maggio, poi, Coty ha annunciato una perdita di 71,1 milioni di dollari derivante dalla cessione di Skkn, il business beauty di Kim Kardashian, di cui aveva acquisito nel 2022 una quota del 20% per 200 milioni di dollari che ora sono stati “riassorbiti” da Kardashian attraversSkims. Anche Kylie Cosmetics, altro brand del gruppo, valutato 1,2 miliardi di dollari nel 2019 non avrebbe mantenuto le promesse iniziali. Il risultato è un calo dei i ricavi netti totali del 6 % nell’ultimo trimestre, attestandosi a 1,29 miliardi di dollari, leggermente al di sotto delle stime degli analisti, che prevedevano 1,3 miliardi. Ancora un gigante, insomma, ma un gigante bisognoso di direzione e per cui il futuro potrebbe riservare diverse soprese. Se la mega-azienda venisse effettivamente divisa e acquisita da altri business avremmo davanti una delle più enormi redistribuzioni di licenze e giri d’affari di tutta l’industria del beauty.